“Vuoto, pieno, luce, ombra e soprattutto incisioni, graffi, scavi. Non forme raffinate ma grezze e terra ruvida.
Lo scultore Annibale Lanfranchi al quale devo l'approccio più importante del mio operare mi ha insegnato a vedere fra le pieghe della creta le immagini nascoste nel mio inconscio. Quindi il mio cuore, la vista e il tatto sono sempre tesi alla fase liberatoria e creatrice.
Ancora oggi seguo i suoi consigli ma le forme non sono più figurative ma vogliono rappresentare attraverso solchi, segni e impronte la mia profonda ricerca di essenzialità la cui meta sembra allontanarsi sempre più.